IL PARCO ARTISTICO
NATURALE E CULTURALE DELLA VAL D'ORCIA
La
Val d'Orcia è una terra
lontana dal
fragore della
contemporaneità,
felicemente distande dalle
diret trici del'alta velocità e
dai grandi nodi del traffico
(...)
(Foto)
La Val d'Orcia non è
soltanto uno spazio geogra-
fico, naturalmente
privilegiato dalla sua storia
o un ambito poeticamente
definibile attraverso una
serie di immagini (...)
(Foto)
Gli uomini del passato
hanno costantemente
ricercato con questa terra
un rapporto vitale con la
natura, un rapporto
talvolta coscientemente
forte, talvolta
incosapevolmente dolce
(...)
(Foto)
Lo scenario della Val
d'Orcia, da qualunque lato
lo
si osservi, ruota con
armonia attorno ad un suo
centro inesprimibile, per
poi fuggire all'improvviso
verso la grande madre
irrigua: la montagna
amiatina. (Foto)
La vegetazione, che pare
ovunque infittirsi sulla
sommità delle colline e
cingere i fossi in un
assedio disperato, crea
profondità e ideogrammi
imprevedibili (...)
(Foto)
La Val d'Orcia si presenta
morfologicamente come
una vasta propaggine
argillosa (...)
Le cosiddette "biancane"
segnano il paesaggio della
Val d'Orcia ancora in modo
inconfondibile (...)
I calanchi sono presenti
invece laddove, sopra le
argille plioceniche,
si
trova uno strato di sabbia necessare a favorire l'iclinazione utile al defluire
delle acque (...)
(Foto)
Nella zona della Foce (strada per Chianciano) ne versanti esposti a sud privi
di copertura vegetale le condizioni climatiche favoriscono la formazione di
morfologie simili a quelle presenti nei climi aridi (...)
Nella nostra epoca il paesaggio in creta è stato reso celebre dall'opera
di pittori come Dario Neri o dai valdorciani Aleardo Paolucci e
Aleardo Monaci (...)
Ma la Val d'Orcia non è solo
creta. Da Bagno
Vigoni
si apre verso nord-ovest una gola bellissima fatta di roccia viva e di
boschi
e di una macchia
mediterranea stupenda
che
va verso il mare, dopo
essere andata ad infrangersi nel mare dei vigneti di Montalcino (...)
Fra Castiglione d'Orcia, San quirico e Montalcino il territorio del Parco della
Val d'Orcia è in buona parte coperto da un manto boschivo diffuso (...)
(Foto)
In questo vasto territorio, così animato sia dal paesaggio agrario, sia
dalle ermergenze naturalistiche di elevato interesse, i visitatori possono trovare
un ambiente che la presenta umana ha modificato senza sopraffazioni.
La Val d'Orcia è
una terra lontana dal fragore della contemporaneità, felicemente distande
dalle direttrici del'alta velocità e dai grandi nodi del traffico. Il
suo mancato sviluppo industriale ed il persistente legame della popolazione
con la terra e con i mestieri tradizionali hanno salvaguardato il rapporto uomo-ambiente
elevandolo ad una dignità altrove spesso sconosciuta.
La Val d'Orcia non
è soltanto uno spazio geografico, naturalmente privilegiato dalla sua
storia o un ambito poeticamente definibile attraverso una serie di immagini.
Essa è anche, più di ogni altra cosa, una specie di ecosistema
di relazioni sociali, geografiche e culturali da proteggere e da conoscere nella
sua complessità.
Gli uomini del passato
hanno costantemente ricercato con questa terra un rapporto vitale con la natura,
un rapporto talvolta coscientemente forte, talvolta inconsapevolmente dolce.
L'insieme dei segni che tutto questo ha lasciato consente oggi una lettura del
paesaggio a titroso nel tempo, riavvicinandoci a quelle più antiche visioni
che affascinano pittori, artisti e viaggiatori.
La vegetazione,
che pare ovunque infittirsi sulla sommità delle colline e cingere i fossi
in un assedio disperato, crea profondità e ideogrammi imprevedibili,
poi, con la sua fugace e improvvisa presenza, forma barriere labili, segnali
cadenzati, cornici. In alto, dove la linea collinare si infrange sui profili
improvvisamente furi e taglienti delle rocche, la vegetazione si infittisce
di colpo e va come a diradarsi nelle linee morbide dei vigneti o nelle trame
degli orti conclusi.
La Val d'Orcia si
presenta morfologicamente come una vasta propaggine argillosa che conserva ancora
sulle sommità banchi di tufo con arenarie dorate e morbide e corre senza
interruzioni verso l'Amiata e il Cetona, dove va ad infrangersi il suo "mareggare
morto" di luziana memoria. Queste crete, che un tempo spaventavano i viaggiatori
della "strada romana" che le attraversavano, conservano ancora in
molte zone la loro antica bellezza, ma l'incidere inesorabile della modernità
nelle campagne ha contribuito a modificarne in vaste zone l'aspetto. Ecco perchè
oggi e divenuto compito degli abitanti della Val d'Orcia difenderle come va
difeso un grande patrimonio che la natura ha lasciato a tutti e che nessuna
proprietà ha il diritto di distruggere.
Le cosiddette
"biancane" segnano il paesaggio della Val d'Orcia ancora in modo
inconfondibile ed hanno una tale capacità di caratterizzarlo secondo
una modalità che è morfologica e poetica ad un tempo, che alcuni
Comuni hanno inteso proteggerl con vincoli paesaggistici.
Ma la strada per salvare le "biancane" è ancora lunga ed
il salto di consapevolezza necessario coraggioso. Molto sarà affidato
all'area protetta del Parco Artistico e Naturale della Val d'Orcia in via
di realizzazione.
I "calanchi" e le "biancane" con relativi "mammelloni"
visibili ancora nelle località Casa a Tuoma (Pienza), Ripalta (S. Quirico),
Lucciolabella (Pienza), Beccanello e Torre Tarugi (Pienza), Contignano (Radicofani)
sono il risultato di azioni erosive perenni che si sviluppano in elevazione
e in depressione in relazione al continuo ruscellamento dell'acqua piovana.
La vasta letteratura scientifica che esiste in proposito spiega come le "biancane"
tendano a formarsi in presenza di minore plasticità e liquidità
delle argille.
I "calanchi"
sono presenti invece laddove, sopra le argille plioceniche, si trova uno strato
di sabbia necessaria a favorire l'inclinazione utile al defluire delle acque.
Nel processo di invecchiamento e di nuova formazione dei calanchi, intervengono
fenomeni di denudamento del terreno. Ciò confersice dal punti di vista
paesaggistico a queste "crete" quell'aspetto lunare che tanto meravigliò
o procurò terrore a celebri scrittori del passato, che si tovarono ad
attraversare la Val d'Orcia, come Dickens o Hawtorne o De Sade. A questo proposito
i "calanchi" più citati nella letteratura del viaggio sono
quelli di Radicofani, territorio nel quale una neotettonica di sollevamento
mette in attività processi di erosione lineare, di cui i calanchi medesimi
sono la diretta espressione.
Nella zona della
Foce (strada per Chianciano) nei versanti esposti a sud privi di copertura vegetale
le condizioni climatiche favoriscono la formazione di morfologie simili a quelle
presenti nei climi aridi.
In Val d'Orcia, dove esistono microclimi di numerosi ripi, si determina naturalmente
una condizione stremamente favorevole alla biodiversità degli esseri
viventi. Una rarità climatica di cui occorre conoscere il valore per
adeguare i comportamenti protettivi dell'ambiente naturale.
Nella nostra epoca
il paesaggio in creta è stato reso celebre dall'opera di pittori come
Dario Neri o dai valdorciani Aleardo Paolucci e Aleardo Monaci. La lirica di
Mario Luzi ha dato delle crete comprese fra la Val d'Orcia e l'Amiata un'idea
fortemente evocatrice. Su di esse non si è di meno soffermato il cinema
e la telecamera televisiva nelle produzioni di opere di valore.
Ma la Val d'Orcia
non è solo creta. Da Bagno Vignoni si apre verso nord-ovest una gola
bellissima fatta di roccia viva e di boschi e di una macchia mediterranea stupenda
che va verso il mare, dopo essere andata ad infrangersi nel mare dei vigneti
di Montalcino.
Risalendo le pendici dell'Amiata nel comune di Castiglione d'Orcia, si va verso
una forseta montana che dalla macchia mediterranea si trasforma, salendo, in
castagneti e faggeti. Di particolare valore naturalistico sono i biotipi di
Scarceta e dell'Abetina del Vivo. A Scarceta, nel comune di Castiglione d'Orcia,
sopravvive un lecceto di grande prestigio e di grande bellezza sulla collina
che scende verso l'Orcia. Questo tipo di bosco vive su un substrato petroso
ben drenato e ben esposto al sole e si puà attraversare seguendo l'apposista
sentieristica curata dal Comune di Castiglione. L'Abetina del Vivo, residuo
della foresta primaria amiatina, si trov invece in prossimità del centro
climatico di Vivo d'Orcia, una borgata antica sopra alla quale si trovano le
famose sorgenti.
Fra Castiglione
d'Orcia, San Quirico e Montalcino il territorio del Parco della val d'Orcia
è in buona parte coperto da un manto boschivo diffuso. Le specie dominanti
sono, oltre al leccio (Quercus ilex), la quercia comune o roverella (Quercus
pubescens) il cerro (Quercus cerris) o la farnia (Quercus robur) le quali costituiscono
un manto forestale che si rafforza sempre più risalendo l'interno della
Maremma. Qui ogni tentativo dell'uomo di instaurare un corretto rapporto con
la natura è destinato al successo. Qui si possono proteggere er aiutare
alla sopravvivenza specie sia vegetali che animali in ottemperanza alla logica
della biodiversità, garantendo i naturali processi ecologici ed evolutivi.
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