Petroio,
di derivazione etrusca, si ritiene tuttavia che il nome derivi
dal latino "Praetorium". Nei documenti più antichi dell'Archivio
Capitolare di Arezzo e dell'Archivio di Stato di Siena, esso figura
sempre con il nome di "Castro Pretorio". Caratteristica estetica
più appariscente del paese è la sua tipica conformazione medioevale,
costituita da un agglomerato a pianta circolare, posto su un dosso
di calcare-argilloso (m. 481), attraversato per tutta la sua estensione
da una unica via a spirale, che, partendo dall'ingresso, termina
al culmine della piazza, davanti alla bella torre del Cassero,
sorta nel XIII secolo. Da quì si dipartono una serie di tortuosi
vicoletti, che digradano verso il basso e imprimono al paese una
caratteristica peculiare e inconfondibile. Il castello si trova
citato per la prima volta come "Pretorio" negli Annali Camaldolesi,
in una bolla concistoriale di Papa Alessandro III, dell'il Novembre
1180, che riunisce sotto una unica parrocchia la chiesa di S.
Pietro in Pretorio e quella di S. Andrea all'Abbadia di 5. Maria
in Sicille. Successivamente Petroio diviene feudo dei Conti Scialenga,
ma di fatto rimane sempre soggetto al Comune di Siena, come dimostra
la circostanza che, fin dal 1175 e nel successivo giuramento di
cittadinanza e di fedeltà del Febbraio 1198, i suddetti Conti
si impegnano a offrire annualmente un cero al Comune di Siena,
in riconoscimento della sua sovranità sui Castello. Nel 1266 i
senesi impongono ai feudatari di Petroio un loro Castellano, con
funzioni di "Vicario", il quale ha, tra l'altro, l'autorità di
espellere fuori le mura elementi non graditi. Nel 1271 la Repubblica
invia per la prima volta a Petroio il Magistrato Giusdicente,
che ha dimora nella torre del Cassero ed esercita la sua funzione
nel Palazzo Pretorio, costruzione coeva alla torre (sec. XIII),
che si conserva tuttora abbastanza integra. Il magistrato esercita
la funzione giurisdizionale in base a statuti locali, approvati
negli anni tra il 1555 e il 1559. Verso la fine del XIV sec. il
castello di Castro Pretorio passa in possesso dei Salimbeni, per
poi tornare di nuovo in diretta dominazione della Repubblica,
fino alla caduta di questa, nel 1555. Successivamente il paese,
come tutto il territorio circostante, segue le sorti del Granducato
di Toscana. Da notare che durante tutto questo periodo e fino
al sec. XV, la chiesa madre del paese, S. Pietro, come peraltro
le consorelle di S. Maria in Castelmuzio e S. Flora in Montisi,
sotto l'aspetto della giurisdizione ecclesiastica, dipende dalla
Pieve S. Stefano in Cennano.
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